Una recente pubblicità recita all’ultimo capoverso: “Annaffiare le piante con acqua usata”. Cosa vuol dire? Il messaggio è alquanto ambiguo e, secondo noi, induce a un cattivo comportamento, quasi che si dicesse di bagnare le piante con l’acqua del secchio con cui si è lavato il pavimento o quella rimasta nel lavandino dopo aver lavato i piatti.
Terribile solo a pensarlo. Non so chi abbia scritto questa indicazione e cosa intendesse dire, ma vogliamo senza alcun dubbio smentire qualsiasi idea possa contenere questo messaggio.
Le piante stanno bene quando bevono acqua piovana, inodore, insapore, incolore. Qualsiasi cosa sia mescolata all’acqua va considerata sempre con estrema attenzione.
Sicuramente nell’acqua con cui annaffiamo non vi deve essere traccia di detersivi, candeggina o ammoniaca, ma nemmeno sapone per le mani o dentifricio.
Usata come? È utile usare l’acqua estratta dall’acquario durante il cambio, perché ricca di sostanze nutritive utili (è una sorta di fertilizzante naturale); possiamo usare l’acqua della bacinella che abbiamo messo in tavola per sciacquare la frutta (purché non vi sia Amuchina o simili) o l’acqua abbandonata nei bicchieri.
Possiamo annaffiare anche con l’acqua in cui abbiamo lessato le verdure, purché non vi sia sale o tracce di carne. Ma per favore, niente di più. L’acqua “usata” in casa è stata contaminata da sostanze chimiche che alle piante fanno per lo più male. E questo è, se vogliamo, il vero problema della nostra era: usiamo l’acqua e la contaminiamo. Ma questo è un altro capitolo. Per il momento, per favore, non annaffiate con l’acqua “usata”.