Nel precedente intervento ho affermato che tutte le piante sono potenzialmente velenose e qualcuno si è giustamente allarmato.
L’affermazione deriva dal fatto che le piante, per esser giunte fino a noi con un evoluzione di tre miliardi di anni, hanno dovuto attrezzarsi, per così dire, contro tutti potenziali nemici, insetti ed erbivori. Se così non fosse stato, una qualsiasi specie particolarmente appetibile, sarebbe scomparsa. Invece le piante, proprio per difendersi dai parassiti e dagli animali che se ne volevano cibare, hanno sviluppato dei meccanismi difensivi che prevedono, tra l’altro, anche la produzione di essenze repellenti o tossiche.
Tutte le piante ne sviluppano e tutte perciò sono potenzialmente tossiche. Quelle che noi definiamo aromatiche, sono piante che hanno sviluppato essenze che allontanano taluni parassiti, ma che risultano innocue per gli esseri umani. Alcuni esempi utili per chi in questi giorni sta preparando l’orto: il basilico è un buon repellente dell’oidio, l’aglio tiene lontano i vermi dal terreno e gli afidi dalle foglie, il geranio tiene lontane le zanzare (in uno stretto raggio).
Prendiamo come esempio una pianta che possiamo facilmente trovare anche nei nostri prati: la cicuta. Potrebbe essere scambiata per una grossa pianta di prezzemolo, ma è tra le piante più tossiche. La maggiore concentrazione degli alcaloidi mortali che produce è nel frutto immaturo (quasi l’1%). La concentrazione si dimezza quando il frutto è maturo. È evidente come la pianta tende con questa tossicità a difendere il frutto e il seme che contiene.
Anche il pomodoro, se consumato acerbo, è tossico (contiene solanina, la stessa sostanza che troviamo nella buccia verde delle patate); la tossina scompare completamente quando il frutto è maturo. Ovviamente, non tutte le tossine prodotte sono mortali e non tutte hanno effetto su tutti gli essere viventi. Per tornare alla cicuta, ad esempio, può essere letale per cavalli, pecore e mucche, ma i volatili ne sono completamente immuni.