La tanto chiacchierata canapa, il cui nome latino attribuitole da Linneo, è Cannabis sativa, è innanzitutto una pianta utilizzata da millenni per le particolari caratteristiche della sua fibra. Questa si ottiene dal fusto che, in una sola stagione, può crescere per quattro-cinque metri; dalla semina al taglio infatti passano circa sei mesi (dipende come sempre dal clima), assicurando a questa pianta uno dei primi posti tra i primati di velocità di sviluppo.
La fibra ottenuta dalla canapa, diversamente da quella del cotone o del lino, ha l’interno cavo, caratteristica che conferisce ai manufatti realizzati con essa un’eccezionale capacità coibentante; significa che un tessuto realizzato con canapa protegge dal calore come dal freddo più di una qualsiasi altra fibra naturale.
Non solo: è eccezionalmente resistente e per questo è stata usata per secoli per la produzione di tutto il cordame delle navi, ma anche per la realizzazione delle vele, essendo resistente al sole e all’acqua salmastra. La migliore canapa era coltivata proprio in Italia, a Carmagnola, tanto che la Marina britannica esigeva che il suo cordame fosse esclusivamente di produzione italiana.
Una curiosità: l’Amerigo Vespucci, vanto della nostra Marina, dispone di 24 vele quadre in tela olona di canapa per un totale di oltre 2.600 mq e cordame (cime) per circa 36 km: tutto, ovviamente, in fibra di canapa.